Con il termine “iperventilazione” (in inglese hyperventilation o overbreathing) in medicina si intende un aumento della frequenza degli atti respiratori in condizioni di riposo, volontario o involontario, con durata variabile.
L’iperventilazione può verificarsi in condizioni:
- fisiologiche come, ad esempio, in alta quota a causa della pressione parziale dell’ossigeno ridotta;
- patologiche (trauma cranico, infezioni, acidosi metabolica, gravi disturbi respiratori e cardiovascolari).
L’iperventilazione, inoltre, si inserisce in contesti di stress emozionale, ansia, attacco di panico e disturbi dell’umore.
Normalmente compiamo dai 16/20 atti respiratori al minuto. La corretta quantità di atti respiratori per ossigenaeci al meglio sarebbe tra i 6 e 10 atti al minuto.
L’iperventilazione è l’accelerazione del ritmo respiratorio (tachipnea) unita alla sensazione di fame d’aria (dispnea). La respirazione risulta accelerata e allo stesso tempo faticosa.
L’iperventilazione acuta è stata descritta durante la Guerra Civile Americana (1861 – 65). I medici militari osservarono gli effetti dello stress da combattimento sui soldati notando una serie di sintomi comuni come fame d’aria, senso di soffocamento, confusione mentale, stordimento, affaticamento importante, intolleranza all’esercizio fisico, intorpidimento, parestesie e dolori toracici.
Furono coniati vari nomi per questa sindrome. I principali furono “cuore del soldato”, “sindrome da sforzo”, “astenia neurocircolatoria”. Dagli inizi del ‘900 grazie agli studi di Pavlol Werigo e Christian Bhor si è cominciato a parlare di “sindrome da iperventilazione”.
Successivamente si è distinto tra iperventilazione acuta (un esempio è quella tipica degli attacchi di panico) e iperventilazione cronica (stato di iperventilazione meno marcato ma costante). Negli anni ’50 gli studi del Dr. Buteyko hanno evidenziato come l’iperventilazione cronica sia alla base di molte patologie così dette ideopatiche e di molti stati infiammatori del corpo.
Quando iperventiliamo?
L’iperventilazione è tipica delle allergie respiratorie, in patologie come asma, embolia polmonare, infarto del miocardio, broncopneumopatia cronico ostruttiva (BPCO), polmonite, insufficienza cardiaca.
Fatta eccezione per le malattie citate l’iperventilazione è comune nei momenti di forte stress, di paura o quando siamo in presenza di una ridotta pressione parziale di ossigeno come avviene in alta quota, durante un’attività fisica intensa o leggera ma questo dipende da quanto si è allenati. Alcune persone cominciano a iperventilare dopo tre gradini altre allenate non arrivano mai alla tachipnea.
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