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Con il termine “iperventilazione” (in inglese hyperventilation o overbreathing) in medicina si intende un aumento della frequenza degli atti respiratori in condizioni di riposo, volontario o involontario, con durata variabile. 

L’iperventilazione può verificarsi in condizioni:

  • fisiologiche come, ad esempio, in alta quota a causa della pressione parziale dell’ossigeno ridotta;
  • patologiche (trauma cranico, infezioni, acidosi metabolica, gravi disturbi respiratori e cardiovascolari).

L’iperventilazione, inoltre, si inserisce in contesti di stress emozionale, ansia, attacco di panico e disturbi dell’umore.

Se il soggetto inizia a respirare affannosamente in condizioni di riposo accade che la quota di anidride carbonica eliminata col respiro superi quella prodotta dall’organismo; ciò determina:

  • un aumento massiccio dell’ossigeno nel sangue;
  • una notevole riduzione dell’anidride carbonica (ipocapnia).

L’ipocapnia si riflette sul pH del sangue, che aumenta. Si verifica quindi una alcalosi respiratoria. Se l’iperventilazione è protratta a lungo, tali modificazioni provocano una contrazione e un irrigidimento dei muscoli, accentuando la sensazione di soffocamento. In alcuni casi, la dispnea è di intensità tale da essere paragonabile all’asfissia.

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